L’adolescenza è un tema prettamente di carattere psicologico, non è possibile dargli limiti fissi in quanto lo sviluppo psicologico-emozionale non procede sempre di pari passo con lo sviluppo fisico. I diversi contesti culturali incidono sul ritardo di questo periodo evolutivo o sull’ uscita rapida da questo stato esistenziale.
Egli deve compiere un passaggio delicato nel rapporto con i propri genitori, deve perdere i genitori onnipotenti e idealizzati dell’infanzia e dismettere i panni del figlio idealizzato che non riesce più a soddisfare gli ideali dei genitori. In questo periodo genitori e figli devono imparare a costruire nuove forme di rapporto reciproco che si differenziano dall’infanzia infatti inizialmente il rapporto era asimmetrico in quanto il bambino è dipendente dall’altre, mentre in adolescenza ci si muove verso una simmetria.
Il compito più difficile per i genitori ma allo stesso tempo incerto è quello di essere aperti ad accogliere un individuo nuovo che è alla ricerca della sua identità.
Nell’adolescenza vi è un vero e proprio laboratorio nel quale agiscono istanze:
- vi è un nucleo di informità che rappresenta il mutamento del Sé corporeo, non vi è struttura che lo faccia sentire stabile. Tutto è in movimento e in trasformazione;
- vi è il lavoro del lutto in cui si manifestano tre diverse angosce (angoscia di derealizzazione : cosa diventerò, cosa farò? Il sé corporeo è instabile. Il suo oggetto interno è messo in discussione; angoscia di depersonalizzazione: cosa sarà della mia personalità? La mia sessualità sarà generativa?; angoscia di disgregazione: che riguardano i cambiamenti corporei) potentissime che nascono da un’esigenza di rinunciare agli oggetti di riferimento primari;
- vi è poi un’agenzia delle risorse.
Sicuramente ogni ragazzo è diverso dall’altro, c’è chi predilige l’isolamento e che sembra non soffrire oggi in questo spazio di quarantena e chi invece era talmente preso dalle diverse attività quotidiane che può iniziare a provare la NOIA.
In questo momento, è proprio la categoria che soffre meno, proprio in virtù dei loro conflitti interiori e del loro lavoro interiore di differenziazione.
Sicuramente quella che definiamo noia è il più importante motore di creatività e curiosità.
Non bisogna combattere la NOIA ma ACCOGLIERLA!
Cosa si può fare?
Un bel gioco in famiglia sul far circolare parole ed emozioni potrebbe essere un gran punto di partenza, ad esempio chiedendosi e condividendo tutte le cose che ci mancano della vita che conducevamo e quali sono invece le cose che abbiamo riscoperto in questa nuova realtà.
I ragazzi amano molto la filmografia, questo potrebbe essere un modo per poter condividere con loro e soprattutto dare loro forma e forza al loro pensiero in evoluzione.
Questo periodo finirà ma se lo utilizzeremo bene potrebbe favorire un forte senso di gratitudine e riconoscenza verso l’altro.
Potrebbe essere il momento giusto per poter fare delle proiezioni sul futuro ad esempio cosa ci piacerebbe fare quando tutto questo sarà finito? Chi vorremmo incontrare per primo? Come immaginiamo il nostro rapporto con gli amici?