Mondo intrauterino, l’inizio di una relazione


Per anni il mondo intrauterino è stato esplorato esclusivamente su un piano medico per assicurarsi che il feto si sviluppasse in modo sano. Sono stati sempre tralasciati gli aspetti psicologici, sociali, emozionali che la donna vive e che vengono avvertiti dal bambino.

Dagli anni cinquanta numerosi sono stati gli studiosi che, mediante una collaborazione interdisciplinare hanno cominciato a far luce sui processi di interazione madre- bambino in fase prenatale.

Le ricerche hanno dimostrato come tutto ciò che la madre vive viene percepito anche dal feto.

La psicologia prenatale ha come obiettivo quello di studiare come e in che modo si sviluppa la relazione madre-bambino; e per  far questo indaga le condizioni ambientali interne ed esterne del bambino durante e dopo la gestazione.

Il primo ambiente con il quale il nascituro entra in contatto è proprio l’utero materno, ambiente ricco di stimoli di varia natura.

Attraverso l’utero egli entra in contatto, mediante i suoi organi di senso, con l’ambiente materno e quindi con gli stessi stati emotivi e psicologici sperimentati dalla madre.

Il feto apprende e memorizza tutto ciò che viene filtrato dall’esterno.

Il nascituro, dunque, può essere considerato un essere intelligente, capace di orientare l’attenzione, di percepire e discriminare gli stimoli, di ricordare e apprendere dall’esperienza.

E’ proprio nei nove mesi della gestazione che il nascituro riceve i primi condizionamenti e subisce i primi “traumi” che, se non eliminati, continueranno ad agire nel futuro producendo disagio e malessere.

Questo perché di tutto ciò che egli percepisce nella vita uterina, resterà una traccia mnestica che verrà conservata per tutta la vita.

Gli organi di senso e i centri cerebrali sono già formati fin dal periodo embrionale, quindi nei primi tre mesi di gestazione e alla fine della gravidanza tutti i canali sensoriali sono completamente funzionali e attivi.

Il primo organo di senso a svilupparsi è il tatto, infatti la pelle rappresenta il principale strumento con il quale interagiamo e comunichiamo con l’esterno.

Per il feto il tatto diventa il primo e importante mezzo per poter entrare in contatto con la parete uterina e quindi con la madre.

E’ stato dimostrato infatti che il bambino, ad una certa fase del suo sviluppo, percepisce se qualcuno o qualcosa tocca il ventre materno e reagisce a questo con differenti movimenti a seconda che la stimolazione sia più o meno piacevole. Da qui si comprende il motivo per il quale il contatto corporeo con i genitori è così importante, ciò permette di percepire, da parte del bambino, l’amore e la vicinanza delle persone che si prenderanno cura di lui.

Recentemente è stato scoperto come il bambino sviluppi nel grembo materno l’olfatto che gli permetterà di riconoscere la mamma appena nato.

Il suono del battito cardiaco e la voce materna costituiscono le basi sensoriali su cui si fonda il legame madre-bambino.

L’esposizione intrauterina ai suoni è importantissima perché la voce materna può incoraggiare l’attaccamento del bambino appena nato alla persona che è la sua principale fonte di sostentamento.

Con “attaccamento prenatale” gli studiosi si riferiscono al legame che i genitori sviluppano verso il feto durante la gravidanza, Winnicot fu il primo a rilevare l’importanza della comunicazione per la costituzione di un sano attaccamento.

Recentemente è stato rivolto uno sguardo allo sviluppo dell’attaccamento tra nascituro e padre. Il futuro padre mantiene un’atmosfera di sostegno e protezione comunicando con il bambino attraverso la propria voce.

Per tutti questi motivi è di fondamentale importanza il ruolo dei fattori di sostegno affettivo, emotivo e sociale presenti nel contesto di vita della gestante.

 

Dott.ssa Mariachiara Pagone

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