La personalità del giovane che intraprende una carriera criminale può essere spiegata come una struttura che si trasforma, sotto l’influenza ambientale e sulla base dello sviluppo individuale.
L’adolescenza è il periodo in cui le crisi e i dubbi relativi all’identità sono maggiormente accentuati. Essa è socialmente determinata.
Le ricerche di Mead mostrano come il carattere di incertezza e di conflitto interiore che caratterizza l’adolescenza non debba essere considerato come un fatto normativo, ma può essere spiegato come conseguenza e risultato di una determinata condizione culturale.
Nella nostra società ad esempio questo momento si presenta denso di tensioni e di conflitti in cui si affronta la cosiddetta “crisi di identità”, essa può favorire l’emergere di un comportamento deviante.
I cambiamenti e le trasformazioni di questo periodo incidono sulla formazione dell’identità dell’io. E’ proprio in questo momento che l’identificazione con i coetanei si fa importante in quanto il gruppo dei pari assume un ruolo fondamentale nell’influenzare il punto di vista dell’adolescente, i suoi ideali ed i ruoli da rivestire nella società in cui appartiene .
All’interno di tale concezione è bene tenere presente come la famiglia sia il principale strumento che la società abbia a disposizione per fare interiorizzare un determinato sistema di ruoli e di modelli di comportamento.
In questo periodo la famiglia continua ad avere una grande influenza nelle scelte del giovane, attraverso il rafforzamento, la critica o il rifiuto delle sue idee. Nonostante questo sia un periodo in cui si verifica un notevole ampliamento nel numero di interazioni sociali e di figure significative.
Winnicott sostiene come i genitori debbano affrontare queste battaglie e accettarle come sfide tipiche della loro vita adulta, evitando di pretendere di mettersi a modificare ciò che è fondamentalmente sano.
Gli adolescenti, a loro volta, hanno il compito di opporsi lealmente agli adulti, per sfidare obiettivi, giudizi, decisioni e azioni; il figlio si ribella al padre, ma tale ribellione contribuisce alla maturità del padre stesso e al suo arricchimento personale.
Così come il figlio, anche il padre deve essere leale, dimostrando sempre e continuamente agli occhi della gioventù l’autorità e la maggiore capacità di comprendere la realtà tipici della generazione più adulta.
Possiamo dedurre dunque, come la messa in atto di comportamenti devianti in fase adolescenziale possa essere considerata normativa e fisiologica, essa può rappresentare una tappa “di sviluppo normale” di ciascun individuo.
Non è possibile pertanto pensare ad un collegamento diretto e lineare tra presenza di comportamenti devianti in adolescenza e sviluppo di un comportamento antisociale in età adulta.
L’importante ovviamente è al contempo non sottovalutare tali comportamenti, giustificandoli e sminuendoli.
Dott.ssa Mariachiara Pagone