Il bullismo è definito come “un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole” .
Olweus dice “uno studente è oggetto di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”. Più specificamente “un comportamento ‘bullo’ è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o a danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi, persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare”.
I diversi autori affrontano il tema del bullismo soffermandosi a distinguere diversi tipi di azioni bullistiche. Tali azioni hanno molte sfaccettature sul piano del comportamento che può essere più o meno aggressivo. Si parla cosi di:
– bullismo diretto fisico, tra i comportamenti è giusto annoverare il picchiare, il prendere a calci e a pugni, spingere, graffiare, mordere, tirare i capelli, appropriarsi degli oggetti altrui. Questo tipo di comportamento ha una funzione intimidatrice;
– bullismo diretto verbale, implica il minacciare, l’insultare, l’offendere;
– l’ altra forma più celata, solitamente operata dalle femmine, è il bullismo indiretto: si gioca più sul piano psicologico, il fenomeno è meno evidente e più difficile da individuare, ma non per questo meno dannoso per la vittima. Esempi di bullismo indiretto sono l’esclusione, l’isolamento, l’uso di gesti volgari e la diffusione di pettegolezzi.
Il bullismo crea disagio relazionale, che si attua, tra persone “più forti” ai danni di persone “più deboli”, in un periodo di tempo prolungato.
Le caratteristiche sono : la continuità e l’asimmetria degli attori coinvolti.
Importante però è non confondere!!!!
Non possiamo parlare di bullismo, quando due studenti, pressappoco della stessa forza fisica o psicologica, litigano o discutono, in questa circostanza viene a mancare l’asimmetria. Questi atti, non costituiscono forme di bullismo, ma mettono in scena una relazione alla pari, in cui non c’è prevalenza di uno studente, ma un’alternanza di ruoli tra prevaricante e prevaricato.
Non possiamo parlare di bullismo nemmeno di fronte ad atti di estrema gravità, vicini al reato, perché in questo caso si parla di atti anti-sociali e devianti, che nulla hanno a che vedere con il bullismo.
È necessario ricordare che il bullismo è un fenomeno relazionale, dunque deve essere letto in una prospettiva più ampia che consideri fattori individuali, familiari, sociali e scolastici.
All’origine del fenomeno, c’è un’incapacità dei ragazzi a controllare le proprie emozioni, spesso dovuta alla fragilità del sistema educativo.
La famiglia ha un ruolo importantissimo nella prevenzione del bullismo, poiché è chiamata ad educare bambini e ragazzi all’empatia, al rispetto delle regole, alla prosocialità e alla non-violenza.
I protagonisti coinvolti nelle dinamiche bullistiche sono:
– il bullo, che prevarica su una vittima. Possiamo quindi distinguere i bulli in bulli dominanti e bulli gregari;
– le vittime invece possiamo distinguerle tra vittima passiva o sottomessa e vittima provocatrice;
– gli spettatori poi, vi sono i sostenitori del bullo, i difensori della vittima e la cosiddetta “maggioranza silente”.
- il bullo dominante: ha una forte necessità di autoaffermazione e di dominio, motivo per cui risulta spesso popolare tra i compagni. Il controllo emotivo è spesso labile, tendendo ad essere impulsivo ed irascibile. Per tali soggetti risulta difficile seguire un sistema di regole. Non riesce a comprendere il disagio provato dalle sue vittime.
- il bullo gregario: solitamente sono un gruppetto, di due o tre persone, che sono “seguaci” o “sobillatori” del bullo dominante e sono definiti bulli passivi. Tra gli elementi di personalità riscontriamo tratti ansiosi e insicuri. Rispetto al bullo dominante sembra essere più empatico nei confronti delle vittime e provare sensi di colpa per le angherie commesse.
- la vittima passiva/sottomessa: presenta una personalità più sensibile, timoroso, fragile, ansioso ed insicuro. Come i bulli gregari, ha una bassa autostima. Ricerca protezione negli adulti e non è capace di difendersi, spesso reagisce alle prepotenze piangendo e chiudendosi in se stesso. Continua a subire le prepotenze.
- la vittima provocatrice: questo tipo di vittima reagisce agli attacchi del bullo, provocando a sua volta e rispondendo anche con attacchi fisici alle prepotenze subite. Le caratteristiche tendono a descriverlo come un ragazzo, irrequieto, iperattivo, impulsivo, talvolta goffo e immaturo. Provoca negli altri, anche negli adulti, sentimenti di fastidio, per via dei suoi atteggiamenti, insicuri e irritanti. A scuola fatica a concentrarsi e teme per la propria incolumità fisica.
- gli “spettatori”: sono quella parte di bambini e ragazzi, che pur non essendo coinvolti direttamente nelle azioni bullistiche, ne sono a conoscenza. Gli “spettatori” potrebbero quindi assumere un ruolo importante nel favorire o frenare gli episodi a cui assistono. Purtroppo nella maggior parte dei casi la maggioranza rimane “silente”.
Ricordiamo che l’unione fa la forza, più il gruppo è compatto e non terrorizzato dal bullo e meno il bullo potrà perpetrare le sue azioni prevaricatorie.
Conoscendo meglio se stessi e le proprie emozioni, si è anche maggiormente in grado di affrontare influenze ambientali negative.
Dott.ssa Mariachiara Pagone