La frustrazione non è altro che la mancata gratificazione di un desiderio o un impedimento che sopraggiunge impedendo la soddisfazione di un bisogno.
Le cause della frustrazione sono date da fattori biologici, sociali e personali.
- Quelli biologici riguardano l’organismo ( condizione fisica ad esempio essere piccoli di statura, ecc….). La situazione fisica in sé non è causa di un disadattamento, ma lo diventa se viene vissuta così o se viene proposta al soggetto in modo frustrante;
- I fattori psicologici riguardano la personalità come vivere in un ambiente centrato sull’efficienza operativa può risultare frustrante per chi possiede una personalità desiderosa di coinvolgimento emotivo, contatto umano e comprensione;
- I fattori sociali riguardano la società ( appartenere ad un certo contesto sociale può determinare frustrazione).
Non sempre la non soddisfazione crea frustrazione, ci sono situazioni in cui l’impossibilità di soddisfare immediatamente un desiderio viene usato dal soggetto come stimolo di ricerca per nuove soluzioni.
La frustrazione può creare blocco ed impotenza. Tale concetto è stato studiato da Erich Fromm. Egli ha parlato di “ sentimento d’impotenza”. Secondo tale punto di vista i pazienti “nevrotici” che egli ha in cura e che ricevono il trattamento psicoanalitico hanno la profonda ed inconscia convinzione di essere senza possibilità di agire nei confronti della situazioni problematiche della vita, di non potervi influire , si sentono inetti e incapaci. Sentendosi delle nullità, sono “impotenti” ad agire e ad influire in qualunque modo sulle difficoltà che la vita comporta.
Provano un senso di impotenza nei confronti del Mondo che li sovrasta , li minaccia , li mette in difficoltà ed in pericolo.
Secondo un punto di vista intrapsichico Fromm rileva la presenza del tutto contraddittoria nella psiche dello stesso soggetto di una immagine di sè grandiosa e di una immagine di sè negativa e spregevole, dunque nella psiche di tali soggetti mancherebbe una immagine equilibrata e proporzionata di sè che li renderebbe capaci di interagire efficacemente con la realtà ed il Mondo.
Tra le conseguenze di tale convinzione si ha lo sviluppo di forti sensi di inferiorità, che condizionano sempre più il soggetto nel corso della sua esistenza. Si innesca un’attività frenetica, l’individuo non sta mai fermo, è continuamente affaccendato in mille attività diverse che lo lasciano in preda a un’ansia continua ed oppressiva che lo sfinisce, non si ferma mai a pensare al senso di ciò che fa e al significato della sua vita.
L’origine di questo sentimento e le sue conseguenze, secondo Fromm potrebbe esser dato da situazioni nelle quali il bambino non è stato considerato degno di attenzione. Il bambino non è stato preso sul serio dai genitori che lo hanno ignorato, ciò ha paralizzato la voglia di autonomia. Ciò ha minato l’autostima.
Tale senso d’impotenza ha quindi un’origine e subisce un rafforzamento in base al tipo di costellazione familiare in cui il bambino si trova a crescere.
Dr.ssa Mariachiara Pagone