Il silenzio


«Il silenzio è sempre presente in una seduta di analisi e i suoi effetti sono altrettanto decisivi di una parola effettivamente pronunciata. Che si tratti del silenzio del paziente o di quello dello psicoanalista, di un silenzio cronico e effimero, di un silenzio di resistenza o di apertura all’inconscio, esso costituisce un fatto analitico di primaria importanza nello svolgimento della cura. Saper non dire nulla quando l’occasione lo richiede, è in definitiva un modo di ricordare, meglio ancora, di mostrare il silenzio della psiche. Tacere, quando occorre, significa riconoscere che l’inconscio è innanzitutto un discorso senza parole».

Dalla Presentazione di J.-D. Nasio

 

Freud ha parlato della posizione mentale dell’analista come quella di uno specchio opaco, che porge l’ascolto del suo inconscio come un apparecchio ricevente pronto ad accogliere le comunicazioni del paziente, senza introdurvi interferenze proprie, in un ascolto dell’altro aperto, senza pregiudizi, come un organo ricevente.

L’analista offre un vasto ascolto, senza pregiudizi per dare al paziente, la possibilità di entrare in contatto con le voci interiori.

Il silenzio in analisi non è altro che la via di accesso a ciò che non è immediatamente percepibile,  come dice Bollas (1999), l’analista, come tela parlante, porge un ascolto che dà voce e parola alla costruzione del soggetto altro da sé.

Dunque l’analista dà la parola ad aspetti muti e difficilmente accessibili. Il fatto che l’analista non risponda alle domande del paziente può risultare difficile da capire per chi è fuori dalla dimensione analitica.

Greenson 1958 parlava di due tipi di silenzio: il silenzio come resistenza e il silenzio come comunicazione; quello che si incontra più di frequente nella pratica psicoanalitica è il silenzio come resistenza, che indica che il paziente non è disposto a verbalizzare (consciamente o inconsciamente).

Visto che nella pratica psicoanalitica i pazienti tentano di comunicare , mettendo in parola ciò che pensano, se diventano silenziosi vuol dire che si oppongono al procedimento analitico.

Bisogna tener presente che il paziente in realtà sta comunicando nonostante la sua resistenza. Il silenzio potrebbe essere il contenuto stesso che il soggetto vuol comunicare.

Buon ASCOLTO!!

 

Dr.ssa Mariachiara Pagone

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