La musica riveste un ruolo fondamentale nella strutturazione somato-psichica, nell’intersoggettività e nel dispiegarsi dei processi di simbolizzazione e soggettivazione. Sia linguaggio parlato che il linguaggio musicale hanno in comune la struttura linguistica che è base principale nelle narrazioni in una stanza d’analisi. Il significato della musica è simbolico in quanto ha la funzione di rappresentare i nostri sentimenti e di conseguenza la nostra vita emotiva. La musica è costituita dello stesso materiale e delle stesse dinamiche della vita psichica, essa può essere impiegata nella clinica e nella ricerca analitica, in che modo? Affinando l’ascolto e la risposta alle diverse sofferenze che si sono radicate nell’esperienza.
La musica ha un potere proiettivo basato sull’ interpretazione. L’interpretazione è lo strumento fondamentale della psicoanalisi. Entrambe le interpretazioni permettono di rivelare quello che a prima vista non sta scritto nello spartito (del musicista) o nella narrazione (del paziente).
Entrambe leggono e/o ascoltano il linguaggio secondario che il compositore e/o analizzando ha lasciato sullo spartito e/o narrazione che costituirà il linguaggio primario della comunicazione.
Interpretare equivale a scegliere, quindi a escludere.
In musica ne deriva una dualità, un rapporto tra esecuzione e opera, stessa cosa che accade in psicoanalisi, vi è la stessa tensione tra i componenti della coppia analitica. Sia la musica che l’analisi danno la possibilità di tirar fuori significati affettivi profondi.
La musica per essere capita all’interno di questi processi che vengono toccati dalla psicoanalisi, ha bisogno di fare un salto in dietro.
Il bambino, nelle sue primissime relazioni, dovrà costruirsi una classe di oggetti, che inizialmente saranno parziali e poi via via verranno integrati, ai quali dovrà dare una disposizione spazio-temporale dentro di sé, che metaforicamente chiamiamo mondo interno.
L’esperienza che il bambino fa durante la sua vita endouterina è completamente affidata alla sensoriaIità che darà la possibilità al feto di percepire i ritmi materni (cardiaci, respiratori, intestinali), i suoi propri ritmi e gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno.
Da questo nasce un’ interazione sensomotoria matemo-fetale che ha come caratteristica principale la costanza e la ritmicità.
Tali stimoli diventeranno “oggetti modello” per la formazione di un primo abbozzo di rappresentazioni e saranno per il feto un contenitore ideale per una crescita fisica e mentale.
Il ritmo riveste un ruolo fondamentale sia nel mondo biologico e psichico sia in campo analitico, dove l’uscita da stati psicotici può passare, nei bambini, attraverso esperienze ritmiche con l’altro (Baruzzi, 1985).
Quando un bambino nasce la voce della mamma sarà il primo strumento esterno a sé capace di produrre suono e dare continuità all’esperienza musicale ritmica precedente. Sarà proprio questa voce a creare un involucro di sensazioni da cui deriverà la progressiva costruzione di un mondo interno differenziato da un mondo esterno.
L’esperienza di ognuno di noi mostra come le emozioni veicolate dalla voce di una madre che accompagna con tenerezza la poppata del suo bambino che la guarda, o quelle rassicuranti, prodotte dalla voce materna che lo accompagnano nel mondo dei sogni costituiscono un tipo di comunicazione preverbale totalmente affidata alla musica che diventa una delle forme fondanti le esperienze estetiche successive.
Questa esperienza si ricollega anche allo sviluppo del linguaggio in quanto la voce veicola suoni (fonemi) e significati (morfemi) e partecipa all’ organizzazione interna della parola.
Dr.ssa Mariachiara Pagone