Psicologia e cinema: influenze sull’osservatore


I film sono come la poesia, arte dell’illusione,
con uno specchio adatto, di una pozzanghera si fa un oceano
(Josè Saramago, 1984)

L’opera filmica ha caratteristiche intrinseche comuni a tematiche psicologiche/
psicoanalitiche.
Pensiamo subito alla sala cinematografica, essa ha caratteristiche molto simili alla
situazione onirica, pensiamo alla luce spenta, al silenzio e alla sospensione temporale
durante la visione.
Il cinema è una produzione artistica, culturale e storica mentre la psicologia è la
scienza che studia i meccanismi mentali ed affettivi. Tra le due vi è un
“innamoramento”. Il cinema non fa altro che mettere in scena ciò che la psicologia
studia.
Sin da sempre l’arte è la categoria a cui il cinema appartiene, essa ha tra le sue
funzioni quella di purificare l’animo dalle emozioni, e di far riemergere la memoria.
Il film non può e non deve essere riferito verbalmente, ma, rifacendoci alle
teorizzazioni di Winnicott bisognerebbe viverlo in modo creativo, al punto di poterne
fare esperienza.
L’intensità emotiva che colora la percezione, dipende da come l’esibizione del
mondo si incontra con le rappresentazioni mentali di chi osserva e di come il
frammento visivo va a smuovere i bisogni profondi dell’osservatore.
Attualmente la psicofisiologia della percezione cinematografica è aperta a molte
ricerche. Si stanno studiando i neuroni che si attivano nelle fasi di movimento degli
stimoli visivi, fino a registrare i movimenti oculari dello spettatore. Ricordo un libro
per chi lo voglia leggere “Lo schermo Empatico” di Gallese Vittorio e Guerra Michele.
Il film diventa così per i ricercatori uno strumento scientifico per studiare la mente
umana.
Tornando alla rappresentazione cinematografica temporo-spaziale, colloca lo
spettatore in un mondo immaginario. Il linguaggio cinematografico ( inquadrature,
colore, montaggio ecc) ha cambiato nel tempo le abilità percettive dello spettatore.
Il contesto socio-culturale si trasforma e allo stesso modo trasforma l’osservatore e le
sue funzioni cerebrali. Tali osservazioni arrivano da ricerche di A. Lurja e S. Vygotskij.
Con l’avvento del sonoro matura il potere narrativo. Il cinema moderno dal
dopoguerra agli anni 80, propone tematiche che portano alla consapevolezza,
mentre il cinema contemporaneo porta all’esaltazione della sensorialità, il film mira a
colpire e ad impressionare.
Musatti arrivò a descrivere il fenomeno degli “attacchi d’angoscia cinematografica”.
L’angoscia può essere data da conflitti inconsci. Il soggetto toccato dalla paura
apparentemente immotivata teme di poter morire o di impazzire. Chi soffre di questi
disturbi durante una proiezione cinematografica li avverte con maggior intensità.
Vorrei sottolineare come durante la visione di un film ci sono due meccanismi
fondamentali che agiscono sul soggetto:

– la Proiezione: processo in cui attribuiamo all’attore, nostre idee e pensieri,
– l’Identificazione: attraverso la quale lo spettatore fa suoi i sentimenti del
protagonista.

Questi meccanismi psicodinamici hanno effetti diversi sul pubblico quali:
– la catarsi: parola greca che significa “purificazione”. In psicoterapia, tale metodo
ha un effetto di “purificazione” attraverso una scarica, o abreazione, degli affetti
patogeni;
– la suggestione: processo attraverso il quale un soggetto viene influenzato al
punto da accettare idee e credenze altrui.

Con l’attenzione rivolta sullo schermo, grazie a processi psichici e fisiologici, lo
spettatore si trova in una situazione di “rilassamento para-onirico”; simile al sogno.
I film che attirano il pubblico sono, sopratutto, quelli in cui compaiono fattori nascosti
che agiscono negli strati profondi della nostra mente. Fattori che non possiamo o non
vogliamo soddisfare nella vita reale, ma a cui non possiamo fare a meno.
Il film, nei suoi limiti, fa si che il soggetto possa appagare, in forma innocua, quegli
impulsi che la coscienza considera proibiti. Sono, infatti, gli elementi della vitafilmando-a-vida
istintuale ad essere mobilitati dal film. Questo spiega il perché nella produzione
cinematografica i temi dell’erotismo e della violenza hanno un spazio più ampio,
perché nonostante tutto sono le nostre pulsioni fondamentali che ci toccano in
modo profondo anche se non vogliamo riconoscerlo ed accettarlo.
Dr.ssa Mariachiara Pagone

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