In quest’ ultimo periodo si parla molto di pedofilia.
Ha fatto scalpore un’intervista fatta ad un sacerdote. Così come è risuonata strana alle orecchie di molti è risuonata anche alle mie portando me stessa a fare una riflessione. Nasce così il bisogno di addentrarmi nell’argomento e parlarvene.
La pedofilia è una perversione. In questa perversione l’attenzione sessuale è rivolta verso il bambino. Quando si osserva un quadro psicopatologico di un pedofilo è possibile riscontrare dei meccanismi psichici tipici quali il diniego e la scissione dell’io.
La psicoanalisi si sofferma su questi quadri psicopatologici sottolineando l’incapacità del soggetto di incontrarsi sessualmente con una persona adulta, sceglie così dei bambini i quali hanno un età simile all’età in cui si è arrestato il suo sviluppo psicosessuale.
Tra le loro caratteristiche vi è quella di procacciarsi la fiducia dell’adulto. Apparentemente è in grado di svolgere una vita quasi del tutto normale, la disfunzione si ha nel ricorrente e compulsivo comportamento sessuale privato perverso, fantasticato o messo in atto. Sono proprio queste situazioni ad eccitare sessuale il soggetto, inducendo un parziale soddisfacimento pulsionale.
Cosi come le altre forme di perversione, il pedofilo investe forze per ottenere un piacere sessuale effimero il quale nasce dal bisogno di placare un’angoscia interna. Le perversioni, diversamente dal pensiero comune, non sono piacere e trasgressione ma non sono altro che regressioni determinate da un arresto psicologico.
Le angosce principali sono quelle di separazione, di differenziazione e di annichilimento, la piccola vittima è totalmente sotto il suo controllo.
La pedofilia è una patologia non solo grave ma socialmente pericolosa, in quanto coinvolge i bambini. La tenera età non permette ne di comprendere ne di elaborare ciò che la relazione crea. Nella maggior parte dei casi il pedofilo è stato lui stesso vittima di abusi. Il suo mondo affettivo è pieno di odio e rabbia.
Ho introdotto l’articolo riferendomi ad un’intervista rilasciata pochi giorni fa. Le affermazioni del sacerdote sono state sconvolgenti. Quello di cui il sacerdote parla e che lascia tutti con il fiato corto è il tema affrontato dall’analista S. Ferenczi nel 1933 che egli chiama “ confusione delle lingue fra adulti e bambini” tale confusione nasce nella situazione relazionale in cui il naturale bisogno affettivo del bambino, teso ESCLUSIVAMENTE al soddisfacimento di bisogni basilari di tenerezza e di riconoscimento, si incontra con una risposta perversa e sessualizzata da parte dell’adulto.
Questa confusione di linguaggi libidici risulta altamente traumatica per il bambino, il quale non è in grado di discernere e di elaborare, integrandole in sé, le componenti eccitanti e affettive della sessualità. Ciò va a creare confusione, angoscia e risentimento tutto accompagnato da un senso di colpa e di vergogna ripercuotendosi negativamente sul suo sviluppo psicosessuale.
Il pedofilo invece non è capace di sperimentare il senso di colpa. Egli giustificherà il suo comportamento, usando i meccanismi succitati del diniego e della scissione.
Come precedentemente affermato anche il pedofilo è figlio di una violenza quindi il trattamento è duplice: abusato e abusatore entrambi vittime di un trauma.
Una delle fasi centrali della psicoterapia di un soggetto traumatizzato risiede nell’elaborazione del lutto. Non tutti i traumi sono uguali e non tutti i soggetti hanno le stesse conseguenze. Ogni terapeuta dovrà valutare attentamente quali strumenti usare per lavorare sul trauma e in quale momento della terapia usarlo.
Per star meglio bisogna raccontare e soprattutto è fondamentale dare un significato al ricordo, questo per renderlo meno frammentato e più coerente. Legare dunque i pensieri alle emozioni.