Senza emozioni
Ci sono persone che vengono descritte nel linguaggio comune come fredde e distanti, secondo un linguaggio più tecnico tali persone hanno in realtà “una difficoltà ad esprimere le loro emozioni” tale comportamento prende il nome di Alessitimia cioè assenza di parole per le proprie emozioni.
L’alessitimia è un tratto della personalità, seppur poco noto, esso mostra quanto importante sia riconoscere le proprie emozioni per mantenere un benessere psico-fisico.
La persona non reprime, inibisce o nega le emozioni, bensì non ha parole. Il soggetto alessitimico non riesce ad esprimere le proprie emozioni (Solano, 2001).
Il concetto di alessitimia fu introdotto da Nemiah e Sifneos negli anni ‘70 per indicare un disturbo affettivo-cognitivo di persone che non avevano parole per le loro emozioni ed erano incapaci di dare nome ai loro stati affettivi.
Il loro pensiero è razionale e scisso dal piano emotivo. Il sentire non riesce ad essere trasformato in parole e lascia dentro un groviglio di sensazioni senza senso.
I soggetti alessitimici sono incapaci di contenere un affetto eccessivamente forte, esso viene così congelato e ad essere demolita è la rappresentazione verbale.
Oggi grazie a recenti studi si parla non solo di incapacità espressiva delle emozioni ma di un «deficit di elaborazione cognitiva delle emozioni dovuto ad un arresto nello sviluppo delle funzioni di mentalizzazione» (Porcelli, 2004).
L’alessitimia si ha spesso in comorbilità con altri disturbi (d. depressivi, ossessivo-compulsivi, reazioni post-traumatiche e disturbi dissociativi) che appartengono ad un’altra categoria definita “disturbi della regolazione affettiva”. Tali disturbi riguardano l’incapacità di attivare specifiche risposte affettive da un punto di vista biologico e psicologico sia verso se stessi, sia rispetto ad altri (Caretti, LaBarbera, 2005). La regolazione affettiva non è altro che la capacità dell’individuo di usare affetti e stati emotivi appropriati nella relazione con gli altri.
Il bambino che durante il corso del suo sviluppo non riesce ad instaurare una adeguata regolazione affettiva, avrà ripercussioni sia sulla mente che sul corpo. Potrà esservi una dissociazione tra il livello fisiologico e il livello cognitivo-esperienziale. Oggi è possibile affermare che chi soffre di alessitimia ha una compromissione dell’espressione verbale e non verbale delle emozioni. Il soggetto non é in grado di manifestare segnali di sofferenza al punto tale che gli altri non potranno essere compassionevoli nei suoi riguardi.
Le funzioni del cervello vengono costruite e modellate nell’interazione e nel rapporto con gli altri, così che i rapporti interpersonali possono facilitare o inibire la tendenza integrativa del cervello nei primissimi anni di vita dando un contributo fondamentale nel plasmare le strutture di base (Cartacci, 2006). Se ciò non avviene i bambini avranno difficoltà ad acquisire le competenze necessarie per valutare il proprio mondo emotivo e per usarlo nel vivere sociale, avranno difficoltà a comprendere le emozioni degli altri e ad empatizzare con loro (Taylor, Bagby, Parker, 1999).
Tra le componenti scatenanti dell’alessitimia c’è anche il trauma. Ovviamente l’alessitimia non appare sempre essere il risultato di eventi traumatici, ma piuttosto uno stile emotivo famigliare ( se un genitore si mostra emotivamente positivo nei confronti del figlio, questo può favorevolmente incidere e proteggerlo da un possibile sviluppo dell’alessitimia, anche se ha subito maltrattamenti o abusi dall’altro genitore Kooiman e al., 2004). Il bambino può superare la sofferenza del trauma se sa di poter condividere la sua paura, ma se rimane solo, troverà rifugio solo nella dissoziazione. I sintomi dissociativi permettono di alleggerire le esperienze emotive angoscianti per riportare un equilibrio emotivo (Briere, 2006).
Saper percepire un’emozione e saperla manifestare è un segnale di equilibrio mentale ed é l’obiettivo della terapia in soggetti alessitimici.
Dr.ssa Mariachiara Pagone