“Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere”.
Sin dalle origini vi è stato nell’uomo il bisogno di tirar fuori il proprio mondo interiore. La persona dotata di ragionamento astratto esprime sé stessa attraverso le parole, i pensieri e le riflessioni. Colui che invece non usa il linguaggio verbale in quanto presenta difficoltà cognitive o relazionali, può esprimere sé stesso attraverso il movimento, il disegno, la forma e il colore. L’arte terapia permette a ciascun individuo di parlare di sé nella maniera più libera e regressiva. In questa pratica ciò che conta non è il
prodotto che ne deriva ma il processo che vi ha dato origine. L’espressione di noi e del nostro sentire è insito nel processo. Questo permette di affrontare e di superare i conflitti interni favorendo la fuoriuscita di stati emotivi diversificati. Proprio in questi giorni presso le scuderie del Quirinale giacciono in modo magnetico le opere di Frida Kahlo. Volti e sguardi che arrivano a coinvolgere lo spettatore il quale affonda nei suoi occhi color corvino. Da qui il desiderio di parlare di lei come simbolo di una donna che attraverso l’uso dell’espressione artistica ha modellato le sue sofferenze rendendole accettabili a se stessa. Ha lasciato che fossero le sue rappresentazioni a parlare del suo potente movimento interiore. Frida Kahlo è stata une delle più grandi pittrici del 900. Dalla sua pittura si resta affascinati, ha la maestria di viaggiare dal realistico al simbolico. Attraverso la sua arte riesce a trasformare ed accettare il suo dolore, dolore per la sua malattia e per l’incidente che la portò a stare molto tempo a letto, questo però non la frenò dal trasmettere l’amore per la vita. Si può capire la sua vita leggendo la sua arte. La zona nera della sua esistenza, come quella segnata dagli aborti, marchia gran parte della sua produzione artistica. Ciò che più colpisce l’osservatore è la dualità che non solo porta con se ma che traccia sulle sue tele: dalla storia alla leggenda, dal dolore all’euforia, dalla ricerca d’amore ai pensieri di morte, dal femminile al maschile. Le sue splendide trame sono tessute sempre con doppi filati. Frida nasce dal movimento muralista messicano ma si discosta da esso concentrandosi sulla cura del particolare. Il suo egocentrismo ed il suo narcisismo contraddistinguono le sue opere dove incide in modo ossessivo se stessa ed il suo vissuto. Viaggia dal simbolico al reale ma non si è mai definita surrealista in quanto sosteneva di disegnare la sua realtà e non i suoi sogni.
Dalle parole di Frida di trae l’essenza, è la pittura che le ha riempito la vita ed è la vernice ad aver sostituito tutto ciò che vi era di negativo in essa. Donna passionale e indipendente. Non conosce barriere né fisiche ne psichiche nonostante i suoi innumerevoli problemi. Ecco perché i suoi autoritratti hanno fatto il giro del mondo. La sua forza di volontà marchia a fuoco la sua produzione artistica. Concludendo possiamo dunque dire che Frida è, oltre ad essere un’artista per eccellenza del 900, un esempio tangibile di come l’espressione artistica partecipi ad un processo di cura (fondamentali in tal senso il ciclo di quadri “le emozioni” in cui Frida rappresenta, invitata a farlo da una sua amica psicologa, tutte le sue emozioni attraverso semplici segni): il medium artistico incide sulla vita di ciascuno, migliora lo stato d’animo rafforzando l’autostima di ciascuno e va a lenire ferite che segnano dolorosamente il quotidiano. Strumento utile per oltrepassare ogni limite varcando i confini della propria interiorità. Ci permette di prendere coscienza di percorsi inconsapevoli che la nostra esistenza ha tracciato.
Dr.ssa Mariachiara Pagone